RIETI
Il fascino dell’antica Reate
Vanta una storia di tre millenni la Rieti che la tradizione Varroniana pone al centro geografico d’Italia. Antica capitale dei Sabini e poi possedimento romano, offre un itinerario insolito in uno splendido centro storico ricco di nobili dimore. La possente cinta muraria risalente al XIII secolo e a sud le gelide acque del fiume Velino sembrano posti a difesa del variegato patrimonio artistico cittadino. Il percorso del trekking urbano di questa edizione si snoda tra monumenti, palazzi ed edifici storici, affascinando chi deciderà di addentrarsi tra i profumi delle vie e le memorie inebrianti del passato.
Il “viaggiatore”, partendo dalla piazza principale della città ove si affaccia il Palazzo Comunale, ammirerà il nobile Palazzo della Prefettura, la Cattedrale con il suo campanile romanico ed il portico quattrocentesco a cui venne affiancato il Palazzo Papale con le suggestive volte. Nella piazzetta limitrofa guardando la statua in onore di San Francesco potrà percepire come la Sua presenza abbia lasciato un segno indelebile. Rimarrà affascinato dal Teatro Comunale Flavio Vespasiano considerato da critici ed esperti uno dei più belli d’Italia per la coerenza stilistica dei partiti decorativi e la perfetta calibratura dell’acustica. Raggiungerà la Caserma Verdirosi che a 25 metri di profondità ospita un rifugio antiaereo, visitando all’interno il chiostro di San Domenico e la magica cappella del Giudizio Universale realizzato dai fratelli Torresani. Potrà infine godere di un meritato riposo gustando i piatti tipici e tradizionali preparati dai numerosi ristoratori nel rigoroso rispetto delle antiche ricette locali!
Info Percorso:
Giorno percorso: sabato 31 ottobre e domenica 1 novembre
Tempo di percorrenza: 3 ore
Lunghezza: 8,5 km
Difficoltà: facile
Punto di partenza: Piazza Vittorio Emanuele II
Orario di partenza delle visite guidate: ore 9
Per Informazioni:
Comune di Rieti – Ufficio Turismo
Tel.: 0746 488537
E-mail: turismo@comune.rieti.it
Club Alpino Italiano Sezione di Rieti
Tel.: 0746 496055
E-mail: presidente@cairieti.it
LA RICETTA: FREGNACCE ALLA REATINA
Ingredienti ( per 4 persone ):
300 g di pomodori pelati
500 g di farina di grano duro
Sale
2,5 dl di acqua
1 dl di olio extravergine di oliva della Sabina
Peperoncino
Aglio
olive nere
prezzemolo
Preparazione:
Porre la farina a fontana sulla spianatoia, unire l’acqua fredda e lavorare l’impasto con la punta delle dita per circa 15-20 minuti. Avvolgere l’impasto in una pellicola per alimenti e lasciarlo riposare per almeno 30 minuti. Tirare con il matterello una sfoglia non troppo sottile facendo attenzione a non romperla. Tagliare la sfoglia a piccole losanghe irregolari di circa 2 cm. Soffriggere l’aglio nell’olio d’oliva, aggiungere i pelati, le olive nere, il peperoncino e cuocere per circa 15 minuti. A fine cottura aggiungere il prezzemolo tritato. Cuocere la pasta in acqua bollente, scolarla e condirla con la salsa.
PRODOTTO TIPICO: IL GRANO
La storia del grano è strettamente connessa alla città di Rieti grazie all’attività del genetista agrario Nazareno Strampelli. Dall’inizio di questo secolo e fino agli anni ’40, Rieti fu la sede di una delle esperienze maggiormente significative della granicoltura mondiale. Nel 1903 il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio istituì una cattedra ambulante sperimentale di Granicoltura a Rieti.
Strampelli, che era interessato alla possibilità di sperimentare le proprie teorie in un ambiente controllato quale la Piana di Rieti, partecipò al concorso e vinse la cattedra. Nella stazione di Campomoro, lo scienziato pose fine alle tradizionali tecniche di selezione del grano per introdurre quelle della manipolazione genetica che divenne il percorso seguito in ogni parte del mondo. Qui furono creati i grani che progressivamente monopolizzarono la cerealicoltura nazionale e incisero fortemente su quella mondiale. Già negli anni trenta circa il 70% della superficie granaria nazionale era coltivata con i frumenti creati a Rieti, e questi progressivamente si diffusero nel resto del mondo. La varietà di grano “Ardito”, fu tra le più importanti tra quelle create dello studioso.
Egli l’ottenne nel 1913 incrociando il grano “Rieti” (resistente alla ruggine) con l’olandese “Wilhelmina Tarwe” (ad alta resa) e quindi col grano rosso giapponese Akakomugi, (resistente all’allettamento e a maturazione precoce). Fu grazie all’Ardito e agli altri grani di Strampelli che il regime fascista, in quella che venne chiamata retoricamente “la battaglia del grano”, riuscì ad accrescere la produzione italiana di frumento senza quasi aumentare la superficie coltivata. Nel 1923 Strampelli immise sul mercato il grano duro “Senatore Cappelli”, derivato da incroci di grani duri autoctoni, particolarmente adatto per la produzione di pasta di elevata qualità.