Pistoia_Trekking_Urbano

PISTOIA
Pistoia: un viaggio tra i luoghi dell’anima e i prodotti tipici del territorio

Una passeggiata alla scoperta del “Fregio Robbiano” per ammirare il minuzioso lavoro dei restauratori che lo hanno riportato all’antico splendore. Poi, la suggestiva Biblioteca Fabroniana, simbolo di architettura, cultura ed arte, con un patrimonio di 20.000 volumi, tra i quali preziosi incunaboli e più di 400 manoscritti, testi a carattere religioso, filosofico e classici umanistici; e che dire della Casa-Museo Sigfrido Bartolini, specchio della vita del grande artista, un mondo dove la fiaba di Pinocchio, che il maestro illustrò con 309 xilografie, si mescola con il reale attraverso gli strumenti del maestro; infine potrete ammirare il suo ultimo lavoro prima della morte: le 14 vetrate nella Chiesa dell’Immacolata. A conclusione del trekking il cibo dell’anima si unirà al cibo per il corpo, nella splendida cornice del Chiostro di San Lorenzo, dove vi aspetterà una fiera dedicata ai prodotti di qualità del territorio.

Info Percorso:

Giorno percorso: sabato 31 ottobre
Tempo di percorrenza: circa 3 ore
Lunghezza: 3,5 km
Difficoltà: facile
Punto di partenza: Parcheggio ex Ospedale del Ceppo
Orario di partenza delle visite guidate: ore 10.15 -14.15

Per Informazioni:

Comune di Pistoia Ufficio Turismo
Tel.: 0573 371929-371908
E-mail: l.martinelli@comune.pistoia.it
E-mail: gr.innocenti@comune.pistoia.it
Web: www.comune.pistoia.it

LA RICETTA: IL CARCERATO PISTOIESE

La ricetta è nata nel carcere di Santa Caterina in Brana, a Pistoia e da qui il nome del piatto. Il carcere si trovava infatti di fianco a macelli comunali e vicino al ruscello, i galeotti che mettevano il naso fuori assistevano al lavaggio delle carcasse delle bestie, ma soprattutto all’abbandono delle interiora, furono la fame e la mancanza di proteine a spingere i carcerati (ma anche i secondini…) verso un moto rivoltoso la cui unica rivendicazione era quella rigaglia, che era sì scarto, ma pur sempre proteine e grassi. A quel punto più che l’ingegno culinario o la fantasia, potè il bisogno: le interiora, dopo essere state lavate accuratamente, venivano messe a lessare in acqua salata, poi, in quel brodo ristretto, una volta intenerite le carni, veniva ammollato del pane raffermo; si passò quindi dal classico pane e acqua ad un piatto più ricco ed energetico.

Oggi il carcerato Pistoiese non è un detenuto ma un piatto tradizionale ed addirittura ricercato che si può trovare nelle trattorie e nei ristoranti di tradizione pistoiese, riveduto ed arricchito con odori e una spolverata di pecorino o parmigiano che lo rendono una vera e propria prelibatezza locale.

Preparazione:
Preparare il brodo di carne con le interiora di vitello (rigaglie), unire i classici aromi che si mettono nel brodo (cipolla, sedano, carota ma anche pomodori). Schiumare il brodo di frequente e ristringerlo, poi versarlo in un tegame di cottura, meglio se di coccio, dove sono state messe alcune fette di pane toscano raffermo. La cottura si finisce nel tegame, rimestando di continuo. Oggi qualcuno arricchisce ulteriormente il piatto con l’aggiunta di rosso d’uovo sbattuto col limone, nel finale non deve mancare una noce di burro, sale, pepe, una spolverata di pecorino o parmigiano e un filo di olio extravergine di oliva, il tutto accompagnato con del Chianti Classico.

PRODOTTO TIPICO: I BRIGIDINI

I Brigidini sono dolci originari Lamporecchio, nel territorio pistoiese, proprio qui infatti sorgeva un convento di monache devote a Santa Brigida: queste donne di fede, note appunto come “brigidine”, erano addette alla preparazione delle ostie per la comunione, che realizzavano servendosi di ferri arroventati con i quali cocevano l’impasto di farina, non ci è dato sapere se la ricetta sia stata creata volutamente, con l’intento di realizzare un nuovo dolce o per sbaglio, per distrazione da parte di una novizia, ma sicuramente, questi dolcetti profumati di anice ricordano, nella loro forma sottile, proprio le ostie. Sono infatti cialde friabili e gustose preparate con zucchero, farina, uova ed essenza liquida di anice che si trovano in ogni fiera, manifestazione o sagra toscana, sono vendute da ambulanti che molto spesso le preparano sul momento, infatti i tradizionali stampi in ferro oggi sono stati sostituiti con macchine che, tramite pistoni ad aria compressa, in pochi secondi sfornano queste delizie, che vengono poi confezionate nei tipici sacchetti trasparenti dalla forma lunga e stretta.

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